CARO PAPA'
Caro papà, lo sai che fuori dal campo di calcio dove sono andato a giocare con la mia squadra, ho trovato affisso un cartello con scritto:
Ciao a tutti, questo è il campo di gioco dei bambini della scuola calcio dell'A.s. Varese 1910. Noi qui ci divertiamo, impariamo a rispettare le regole, i compagni ed i mister. Non giochiamo mai "contro", ma "con" i bambini delle altre squadre. Non rovinateci il piacere di calciare un pallone. Evitate i commenti e gli atteggiamenti esagerati. Non è colpa nostra se qualche genitore è dispiaciuto per non essere diventato calciatore. Urlare non serve a nulla. Lasciateci sognare. Divertirci è un nostro diritto. Sostenerci sempre è un vostro dovere ed è una gioia per noi.
Grazie a tutti i bambini della scuola Calcio A.s Varese 1910 .
Riassume proprio bene la mia voglia di giocare e stare sul campo con i miei compagni!
Da quel giorno, quando mi toccava stare in panchina, anziché guardare le azioni di gioco, i miei occhi si soffermavano su te e gli altri genitori accomodati in tribuna, alla ricerca di una conferma di ciò che il messaggio aveva ribadito.
Un giorno ho visto, addirittura, un papà, estrarre una pistola e minacciare i tifosi avversari solo perché l'arbitro aveva appena fischiato un rigore contro la squadra di suo figlio .
E ti ricordi quando siamo andati a giocare in quel paese vicino al fiume e la partita è durata solo tre minuti?... Fin dal fischio d'inizio un gruppo di genitori ha preso a insultare l'arbitro in un crescendo di termini offensivi. Poi sono arrivati anche alle minacce di morte .
E quella volta che stavamo giocando una partita tiratissima, forse la migliore di tutto il campionato, e una donna è stata aggredita ed è rotolata sui gradoni della tribuna...il tutto scatenato da parole, calci, mani che roteavano vorticosamente tra i genitori che assistevano alla partita. Ciò che avveniva sul campo non sembrava interessare più a nessuno, neppure a noi che ci siamo incantati a guardare cosa stava succedendo.
Non dimenticherò tanto facilmente quando quel ragazzino di colore si è trovato a giocare una partita contro di noi sotto una pioggia di insulti che provenivano dagli spalti, dove erano seduti i genitori della squadra avversaria .
Io sono davvero fortunato, caro papà. Non so come fai, ma sono contento che tu sei diverso. Quando mi riaccompagni a casa dopo la partita, noi due insieme, non mi fai la solita predica su quello che dovevo fare o su quello che ho sbagliato, ma sottolinei quello che sono riuscito a fare bene. E' bello che mi accompagni all'allenamento e ti soffermi un momento a salutare gli altri genitori senza prendere posto a bordo campo per incitarmi ad essere il migliore. Solo mi inviti a vivere bene quell'occasione.
Non sai quanto sono felice nel poter giocare a pallone. E sono felice che mi accompagni e stai al mio fianco.
Quando andiamo alla partita e tu mi dai consigli su come giocare bene non mi sento sotto pressione.
So che stai a guardarmi senza giudicare e che al di là del risultato tu mi vorrai sempre bene.
Alla fine, non mi chiedi come è andata la partita, ma se sono contento. Ti interessi a me e fai di tutto perché possa continuare a divertirmi con il calcio.
Il giorno che l'allenatore non mi ha schierato tra i titolari e io ci sono rimasto male, mi hai aiutato a capire che devo mettercela tutta per guadagnare un posto in squadra, che devo imparare a sacrificarmi e che devo saper accettare la panchina perché anche i grandi giocatori hanno provato a stare in panchina.
Mi fa piacere che non parli della squadra con gli altri genitori e neppure parli troppo con l'allenatore.
Lo sai che è lui che mi ha insegnato a giocare e mi ha fatto capire che "la cosa più importante non è cosa otteniamo giocando, ma cosa siamo diventati perché abbiamo giocato".
Sono contento che non parli male di lui. Meno male che resisti alla tentazione di dare credito ai giudizi sul mister perché sono solo frutto della gelosia e dell'ignoranza.
Anche a lui piace vincere e regalarci questa gioia.
E' lui che condivide con noi le fatiche dell'allenamento e sicuramente sa che cosa è bene per la squadra e non soltanto per il proprio figlio.
Non ho paura di deluderti perché so che la cosa che desideri di più è che io mi diverta e so che sarà sempre così.
Quando finisce una partita c'è sempre abbondanza di commenti fuori dal campo: applausi, fischi, commenti dei tifosi, giudizi dell'allenatore... a me interessa sapere che il tuo amore per me non è condizionato dal risultato e che continuerò ad essere il tuo campione senza "se" e senza "ma".
Grazie papà.
don Alessio Albertini
Segretario Commissione Sport
Diocesi di Milano
Ciao a tutti, questo è il campo di gioco dei bambini della scuola calcio dell'A.s. Varese 1910. Noi qui ci divertiamo, impariamo a rispettare le regole, i compagni ed i mister. Non giochiamo mai "contro", ma "con" i bambini delle altre squadre. Non rovinateci il piacere di calciare un pallone. Evitate i commenti e gli atteggiamenti esagerati. Non è colpa nostra se qualche genitore è dispiaciuto per non essere diventato calciatore. Urlare non serve a nulla. Lasciateci sognare. Divertirci è un nostro diritto. Sostenerci sempre è un vostro dovere ed è una gioia per noi.
Grazie a tutti i bambini della scuola Calcio A.s Varese 1910 .
Riassume proprio bene la mia voglia di giocare e stare sul campo con i miei compagni!
Da quel giorno, quando mi toccava stare in panchina, anziché guardare le azioni di gioco, i miei occhi si soffermavano su te e gli altri genitori accomodati in tribuna, alla ricerca di una conferma di ciò che il messaggio aveva ribadito.
Un giorno ho visto, addirittura, un papà, estrarre una pistola e minacciare i tifosi avversari solo perché l'arbitro aveva appena fischiato un rigore contro la squadra di suo figlio .
E ti ricordi quando siamo andati a giocare in quel paese vicino al fiume e la partita è durata solo tre minuti?... Fin dal fischio d'inizio un gruppo di genitori ha preso a insultare l'arbitro in un crescendo di termini offensivi. Poi sono arrivati anche alle minacce di morte .
E quella volta che stavamo giocando una partita tiratissima, forse la migliore di tutto il campionato, e una donna è stata aggredita ed è rotolata sui gradoni della tribuna...il tutto scatenato da parole, calci, mani che roteavano vorticosamente tra i genitori che assistevano alla partita. Ciò che avveniva sul campo non sembrava interessare più a nessuno, neppure a noi che ci siamo incantati a guardare cosa stava succedendo.
Non dimenticherò tanto facilmente quando quel ragazzino di colore si è trovato a giocare una partita contro di noi sotto una pioggia di insulti che provenivano dagli spalti, dove erano seduti i genitori della squadra avversaria .
Io sono davvero fortunato, caro papà. Non so come fai, ma sono contento che tu sei diverso. Quando mi riaccompagni a casa dopo la partita, noi due insieme, non mi fai la solita predica su quello che dovevo fare o su quello che ho sbagliato, ma sottolinei quello che sono riuscito a fare bene. E' bello che mi accompagni all'allenamento e ti soffermi un momento a salutare gli altri genitori senza prendere posto a bordo campo per incitarmi ad essere il migliore. Solo mi inviti a vivere bene quell'occasione.
Non sai quanto sono felice nel poter giocare a pallone. E sono felice che mi accompagni e stai al mio fianco.
Quando andiamo alla partita e tu mi dai consigli su come giocare bene non mi sento sotto pressione.
So che stai a guardarmi senza giudicare e che al di là del risultato tu mi vorrai sempre bene.
Alla fine, non mi chiedi come è andata la partita, ma se sono contento. Ti interessi a me e fai di tutto perché possa continuare a divertirmi con il calcio.
Il giorno che l'allenatore non mi ha schierato tra i titolari e io ci sono rimasto male, mi hai aiutato a capire che devo mettercela tutta per guadagnare un posto in squadra, che devo imparare a sacrificarmi e che devo saper accettare la panchina perché anche i grandi giocatori hanno provato a stare in panchina.
Mi fa piacere che non parli della squadra con gli altri genitori e neppure parli troppo con l'allenatore.
Lo sai che è lui che mi ha insegnato a giocare e mi ha fatto capire che "la cosa più importante non è cosa otteniamo giocando, ma cosa siamo diventati perché abbiamo giocato".
Sono contento che non parli male di lui. Meno male che resisti alla tentazione di dare credito ai giudizi sul mister perché sono solo frutto della gelosia e dell'ignoranza.
Anche a lui piace vincere e regalarci questa gioia.
E' lui che condivide con noi le fatiche dell'allenamento e sicuramente sa che cosa è bene per la squadra e non soltanto per il proprio figlio.
Non ho paura di deluderti perché so che la cosa che desideri di più è che io mi diverta e so che sarà sempre così.
Quando finisce una partita c'è sempre abbondanza di commenti fuori dal campo: applausi, fischi, commenti dei tifosi, giudizi dell'allenatore... a me interessa sapere che il tuo amore per me non è condizionato dal risultato e che continuerò ad essere il tuo campione senza "se" e senza "ma".
Grazie papà.
don Alessio Albertini
Segretario Commissione Sport
Diocesi di Milano